Anno VIII - Numero 3/2022
SANDRO PIOLI
POESIE
MOLESCHINE
Dal fondo del bicchiere
oltre il trasparente rosso
muove la parola
imposta la voce
e sale le scale
verso le stanze di sopra
Si sposta tra su e giù
la voce
e torna autentica
senza contenuti
Si lacera
sul muro del mondo
senza alcuna coscienza
rimbalza in corde nel cerchio
di un infinito dolore
Sulla bilancia
la quantità delle parole sfugge
a frasi senza ritorno
Non porta valigie
ma organizzati file
nelle cartelle dei viaggi
Le cose stanno
osservabili sulle mensole delle strade
coscienziose
nei sensi di colpa degli amori
Eco sta
tra treni e rumori
senza tornare alla voce
attaccata alle finestre murate
di via Tasso
Guarda le pareti
protette dal plexiglas
graffiate da chiodi di scarpe
lacrime schiacciate
tra informazione
e culi di veline
La mano bianca curiosa
precede il passo incerto
nell’appartamento notturno
segue i sassolini
lasciati da pollicino
disperate tracce per tornare
avere un grumo di parole
ritornate
cucinate
per essere mangiate
insieme a Narciso
a tavola
parlando dell’ordinato
casino del paese
è inutile dire ogni risposta è negata
Nell’ acqua ha bagnato la mano
sperando nel ritorno
“La bellezza è nei tuoi occhi
l’ allucinazione è segno del normale “
piangeva Narciso
nello specchio dell’acqua
perso nell’attesa di Eco
Nella lucertola morta
il gatto
come leone
disteso osserva e annusa
la recita di un rettile
senza coda
Narciso non parla
trasporta il corpo
nell’incomprensione
e
guarda un piccolo cane
ricordo di un piccolo cane
perché a mezzanotte
si aprono i fantasmi
delle logorroiche certezze
fatte di fumo
anelli che girano intorno
all’inutilità
che vedi inchiodata
al centro
sulla porta chiusa
“quanti anni Narciso?”
Dove riposano le greggi di agnelli
che abbiamo sbranato a Pasqua?
Muti
accompagnati al macello
senza confessore ne analista
solo morte industriale
come gli anni passati
….Quella bici non si fermava
impossibile
posare i piedi a terra
Narciso
doveva pedalare ancora
ancora
mai smettere…..
Occorrono buoni occhiali
con lenti nere
per proteggersi
da questa grande luce di dio
Spot di nulla
costruiti intorno all’altare
consumi di questo paradiso
universo inverso trappola
per un’ Eco giovane
una grande luce
di jeans di pelle
firmati dai santi
dove viviamo a verso
o inverso
eterno universo
“quanto tempo è eterno?”
quanta musica ha respirato su noi
per farci ballare sordi
ad ogni richiesta
ad ogni sondaggio del cuore?
Persi ad ogni battito
al minimo spicciolo
al resto del caffè
ad un sorso di vino bianco
gelato nella ghiacciaia del bar Maboo
poi
“prendo un caffè e vado”
chi resta
un bianco o ½ Campari
& because the nigth
che batte disperatamente
dal bancone
a voci personali in pubblico
discussioni ridondanti
di incontri scontri
a metà strada
tra ultras nemici
grande fermento
per la ragione di una sciarpa.
Narciso da Higgs
a parlare del vuoto del mondo
negli interstizi il sogno
è superiore alla materia
e qui senza Eco
il pane è ammuffito
non c’è più pasta
i gatti mi attaccano
pensando di essere leoni.
Con queste musiche strane
mi hai chiamato poeta
e con ironia
hai detto maledetto
ridendo
maledetto dal senso comune
da un dio
obsoleto nella terra desolata
tra gli uomini impagliati
di T.S. Heliott.
L’ UOMO
Aprendo la porta
a 10 anni
alzai gli occhi su un uomo
vestito con una tela nera
impermeabile con cappuccio
usurata e sporca
aveva un sacco sulle spalle
dove rovesciò la spazzatura
del mio secchio.
Rabbia contenuta negli occhi
l’impotenza di un impossibile rivolta
mai stato bambino
arruolato allo sgobbo
mai tirato sassi agli aerei
in fondo ad una bottiglia di grappa.
Oh se avesse avuto
compagni in armi
e parole messianiche
invece sale al piano superiore
condannato a servire
una borghesia insensibile
nella solitudine universale.