Anno VIII - Numero 3/2022
GUALBERTO ALVINO
QUATTRO POESIE DA SALA DA MUSICA
Rondò alla turca
versi di grossa fattura — voltato l’angolo dicesti —
colpa della natura palinsesta del codice?
simmetrie chiasmatiche vivacità discorsiva
(la mano cercava il fianco si posava sul burro)
orba di tradizione lessicografica
la tropica popolare — replicai sulla piazza
deserta col sorbetto che si scioglieva —
nel registro aulico s’intrude
quello disinvolto parlai molto
a lungo fino alla marina
della mouvance testuale la tersità
il dettato incipriato di modi del parlato
tra quei giapponesi ardenti sulla balaustra
un vocabolo irsutum et yspidum (Alighieri)
s’intona perfettamente all’assieme vedi?
ne sia prova l’opportuna astinenza
da tecnicismi non essenziali
ma sarebbe dicesti malaccorto proposito
negligere il loro lessico il loro ideario
(«exilium patior iniuste ecc.»)
tutt’altro che pretenzionoso anzi è ben necessario
ambire alla costituzione di un canone definitivo
calzanti osservazioni giù tra i bungalow
en plain air nozioni già sazievolmente assimilate
(uno andò a fuoco in un fiat
il fuggifuggi ricordi? tu pronta
a deporre in caso di)
prima dell’istante in cui scagliasti l’anatema
al declinare del sole
su quel mazzetto d’iris
nella strada inglese
Per lo più di breve durata
uno di questi giorni dovrà pur cessare amore
la fame sottile che ci serra
fino al verso fuoritempo del gallo
e allora di buon’ansia prepàrati
tra virgolato alto ai lenti accerchiamenti
negli angoli di casa della mente
del tempio dolce al riparo
all’attacco degli sgomenti e plenaria dissipazione
ché sapranno le sinapsi non temere
tenére spegnendosi per poco
il gioco dell’accostamento alla lepre
La buona critica
non riesco a sentire che dici
tu mi senti? rilàssati ho solo bisogno di una cosa
la vita è andata ma un bruscolo
ancora dura nella macchia che lasciasti
minima smarrita in tutto quel bianco
che al solo vederla vacillò l’universo
entrasti impietrita e poi la luce accesa
il buio la musica la mano sul fianco ricordi?
la vita è andata ma un minuzzolo
resta brilla ne racchiude un’altra
certo di brevissimo corso
l’età avanza a gran falcate
tuttavia rigoglia la senti?
borborigmi sussulti bambini
da schiantare le pietre
i manoscritti li guarderò più tardi
nessuna buona critica senza filologia
o l’inverso meglio l’inverso
non è più tempo di postille
varianti alternative segni diacritici
ricopiature in pulito l’atroce scelta
tra lezioni concorrenti
la macchia non è sparita
resta la gora
un’ombra appena
4 maggio
prenditi l’oro
espropriami la casa
confiscami il terreno
coltivalo a orzo e saliva
abbranca gaia i ricordi
di questa breve stagione senza vento
fanne pietre miliari per figli e nipoti
tramutali in talenti da dissipare
nei meriggi di quiete quando
amatrice del ben parlare
mostri foto nel taglio di luce
a un millimetro dai miei denti
lodi il mio passo
e implori la mano
anche per un corto tratto
in penombra