Anno VIII - Numero 3/2022
IL PARALUME DELLA FELTRINELLI
di Cetta Petrollo
La lettura avveniva sotto al paralume della Feltrinelli1,
regalato dalla libreria di via Del Babuino, messo accanto alla
scrivania, quando la scrivania era dalla parte ampia del soppalco
vicino alla vetrata con i vetri multicolore legati a piombo.
L’arredo dello studio-abitazione si deve agli avanzi della libreria
– due strutture in ferro per i libri, due poltroncine rosse in stile
svedese, una lampada da soffitto e, appunto, il paralume.
In libreria passavamo molto tempo a sfogliare libri,
andavamo in due e poi in tre, anche con la carrozzina e nessuno
trovava da dire se la bambina piangeva. Si poteva poi uscire, con
i libri, dalla porta interna che sbucava sul grande cortile del
palazzo vicino e godersi l’aria delle giornate di ottobre o di
maggio. I figli erano tanti, le strade del centro erano piene di
negozi di giochi e di abbigliamento per bambini. A via della
Croce c’erano ben due negozi Vertecchi, uno di fronte all’altro,
dove si poteva trovare di tutto, dalla cancelleria ai quaderni di
scuola, ai giochi.
Il paralume era sistemato in modo tale da illuminare entrambi
i lati della scrivania, dalla parte dello scrittore e dalla parte della
segretaria che stava lì pronta con la macchina da scrivere
aspettando la dettatura.
Nel 1974 si dettava la Ballata di Rudi. Si dettava a tratti e
davvero molto poco. C’erano i pomeriggi in cui non si dettava
affatto, piuttosto si raccontava, si prendeva il tè col whisky, si
pulivano le pipe, si ritagliavano giornali, si intervistava la
segretaria.
La segretaria si portava sempre del lavoro da fare, libri da
recensire, compiti da correggere, bibliografie da controllare.
I pezzi della Ballata erano conservati in una serie di
contenitori dal colore verde-ufficio, le pagine tenute insieme da
mollette metalliche. I fogli erano quelli millimetrati di Paese
Sera2, spesso si utilizzava anche la carta velina. Le correzioni sul
dattiloscritto erano fatte a mano, anche alcune scritture erano
manoscritte. Qualche volta la segretaria scriveva al margine dei
fogli. Bisognava sempre chiudere con parentesi quadre perché i
versi erano lunghissimi e non era possibile farli entrare in una
sola riga.
Sotto quella luce gialla, accresciuta dal materiale del
paralume, una sorta di carta semitrasparente, arrivava verso le
sette di sera l’ora del whisky “per tirarsi su”. Il whisky veniva
versato nel tè, il Twinings dalla scatola gialla, e addolcito col
miele o con lo zucchero di canna in certe tazze di metallo che
scaldavano le mani. Per la segretaria, più tè che whisky, per
Elio, più whisky che tè.
Lo squillo del telefono – un apparecchio grigio posto di
fianco alla scrivania sopra un tavolino mobile di legno verde
decorato a fiori – spesso interrompeva l’avvio del lavoro e
concludeva il pomeriggio con i programmi per la serata – in
molti infatti telefonavano per un invito a tea