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100 PASOLINI

da LA RELIGIONE

DEL MIO TEMPO

NUOVI EPIGRAMMI

di Pier Paolo Pasolini

Alla bandiera rossa (1958)

 

Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,

tu devi realmente esistere, perché lui esista:

chi era coperto di croste è coperto di piaghe,

il bracciante diventa mendicante,

il napoletano calabrese, il calabrese africano,

l'analfabeta una bufala o un cane.

Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,

sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:

tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,

ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.

 

Alla mia nazione (1959)

 

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico

ma nazione vivente, ma nazione europea:

e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,

governanti impiegati di agrari, prefetti codini,

avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,

funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,

una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!

Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci

pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,

tra case coloniali scrostate ormai come chiese.

Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,

proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.

E solo perché sei cattolica, non puoi pensare

che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.

Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

 

 

Da: LA RELIGIONE DEL MIO TEMPO − POESIE INCIVILI

 

La reazione stilistica (1960)

 

Tutti si giurano puri:

puri nella lingua... naturalmente:

segno che l'anima è sporca.

È stato sempre

Così. Per mentire non bisogna essere oscuri.

Si illudono, mostri, che la morte

uguagli! Non sanno che è proprio la morte

(loro alibi di cattolici servi)

Che disgrega, corrode, torce, distingue:

anche la lingua.

La morte non è ordine, superbi

monopolisti della morte,

il suo silenzio è una lingua troppo diversa

perché voi possiate farvene forti:

proprio intorno ad essa vortica

 

la vita! E voi avete paura

della vostra santa morte, del caos che implica:

il vostro unilinguismo è una difesa!

La Lingua è oscura

Non limpida − e la Ragione è limpida,

non oscura! Il vostro Stato, la vostra Chiesa,

vogliono il contrario, con la vostra intesa.

Sono finiti i dialetti, i gerghi,

le pronunce, perché è finita

la forma della vita:

non bisogna tacerli, bisogna possederli:

ma voi non li volete

perché non volete la storia, superbi

monopolisti della morte: i poeti

parlano come preti, e, profetiche,

 

urlano vittoria, tutt'intorno,

le Cassandre: è passato il tempo delle speranze!

Avevano ragione loro, nascoste

Dentro le parocchie.

Adesso riescono alla luce del giorno,

cornacchie delle privilegiate angoscie,

delle libere speranze imposte

dalla forza del capitale che non si estingue.

Gadda! Tu che sei lingua oscura

e ragione oscura,

rifiuta le loro interessate lusinghe

nel tuo limpido raziocinio!

Moravia, tu che sei limpida lingua

limpida ragione, respingi il maligno

loro adoprarti, nell'oscuro puntiglio

 

dei tuoi nervi... Sono solo,

siete soli. In questa lotta che è la lotta

suprema, perché riassume ogni altra,

nessuno ci ascolta.

Vorrebbero ridurre l'uomo alla purezza, loro

Che sono il caos! Ah, si apra

Sotto i loro piedi la terra, e parlino

Il loro esperanto all'inferno.

Eppure, anche chi stimo e amo,

con cui ho comune l'anima

per tanta parte, sa, della lingua, l'esterno

valore di storia, come

se la storia portasse all'uno, a un supremo

punto che livella ogni passione,

quasi il suo fine fosse l'omologazione

 

delle anime! No, la storia

che sarà non è come quella che è stata.

Non consente giudizi, non consente ordini,

è irrealtà irrealizzata.

E la lingua, s'è frutto dei secoli contraddittori,

contraddittoria − s'è frutto dei primordi,

tenebrosi − s'integra, nessuno lo scordi,

con quello che sarà, e che ancora non è.

E questo suo essere libero mistero, ricchezza

Infinita, ne spezza,

ora, ogni raggiunto limite, ogni forma lecita.

Bruciare le istituzioni,

stupenda speranza per chi ora geme,

è una speranza che le reali passioni

che nasceranno non può prevedere, né i suoni

 

nuovi delle loro parole.

Non gridino i cattolici alla grandezza

del passato, ricattatori: alla Disperazione.

Ma i comunisti non avvezzino

alla rinuncia e alla riduzione i cuori,

con la Speranza: con la grandezza della rivoluzione.

Nella lingua si rispecchia la reazione.

e la lingua delle loro parole è la lingua

dei padroni e delle loro folle di servi.

Sia pur vivace e fervida

Nel giudicare, nell'accusare, arringa,

saggio: ma se è il frutto

dell'uomo borghese − che si spinge

alle nuove conquiste, vecchio e brutto

nel cuore − non può esprimere che tutto

 

l'uomo, nella sua storica miseria.

Non c'è via di scampo, anche chi si oppone

È quell'uomo, miserabile, empio,

stupido, freddo, ironico,

che rende faziosa ogni sua più seria

passione, che non crede all'altrui passione...

E in questo accomunano i giorni della distensione

nemici e amici: ricomincia la guerra vile

del discredito, della malizia, della

cecità di cellula

o sacrestia: e ritorna lo stile

di un tempo, nei cuori

come nei versi: ed è meglio morire.

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