Anno VIII - Numero 3/2022

da LA RELIGIONE
DEL MIO TEMPO
NUOVI EPIGRAMMI
di Pier Paolo Pasolini
Alla bandiera rossa (1958)
Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui esista:
chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese africano,
l'analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.
Alla mia nazione (1959)
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
Da: LA RELIGIONE DEL MIO TEMPO − POESIE INCIVILI
La reazione stilistica (1960)
Tutti si giurano puri:
puri nella lingua... naturalmente:
segno che l'anima è sporca.
È stato sempre
Così. Per mentire non bisogna essere oscuri.
Si illudono, mostri, che la morte
uguagli! Non sanno che è proprio la morte
(loro alibi di cattolici servi)
Che disgrega, corrode, torce, distingue:
anche la lingua.
La morte non è ordine, superbi
monopolisti della morte,
il suo silenzio è una lingua troppo diversa
perché voi possiate farvene forti:
proprio intorno ad essa vortica
la vita! E voi avete paura
della vostra santa morte, del caos che implica:
il vostro unilinguismo è una difesa!
La Lingua è oscura
Non limpida − e la Ragione è limpida,
non oscura! Il vostro Stato, la vostra Chiesa,
vogliono il contrario, con la vostra intesa.
Sono finiti i dialetti, i gerghi,
le pronunce, perché è finita
la forma della vita:
non bisogna tacerli, bisogna possederli:
ma voi non li volete
perché non volete la storia, superbi
monopolisti della morte: i poeti
parlano come preti, e, profetiche,
urlano vittoria, tutt'intorno,
le Cassandre: è passato il tempo delle speranze!
Avevano ragione loro, nascoste
Dentro le parocchie.
Adesso riescono alla luce del giorno,
cornacchie delle privilegiate angoscie,
delle libere speranze imposte
dalla forza del capitale che non si estingue.
Gadda! Tu che sei lingua oscura
e ragione oscura,
rifiuta le loro interessate lusinghe
nel tuo limpido raziocinio!
Moravia, tu che sei limpida lingua
limpida ragione, respingi il maligno
loro adoprarti, nell'oscuro puntiglio
dei tuoi nervi... Sono solo,
siete soli. In questa lotta che è la lotta
suprema, perché riassume ogni altra,
nessuno ci ascolta.
Vorrebbero ridurre l'uomo alla purezza, loro
Che sono il caos! Ah, si apra
Sotto i loro piedi la terra, e parlino
Il loro esperanto all'inferno.
Eppure, anche chi stimo e amo,
con cui ho comune l'anima
per tanta parte, sa, della lingua, l'esterno
valore di storia, come
se la storia portasse all'uno, a un supremo
punto che livella ogni passione,
quasi il suo fine fosse l'omologazione
delle anime! No, la storia
che sarà non è come quella che è stata.
Non consente giudizi, non consente ordini,
è irrealtà irrealizzata.
E la lingua, s'è frutto dei secoli contraddittori,
contraddittoria − s'è frutto dei primordi,
tenebrosi − s'integra, nessuno lo scordi,
con quello che sarà, e che ancora non è.
E questo suo essere libero mistero, ricchezza
Infinita, ne spezza,
ora, ogni raggiunto limite, ogni forma lecita.
Bruciare le istituzioni,
stupenda speranza per chi ora geme,
è una speranza che le reali passioni
che nasceranno non può prevedere, né i suoni
nuovi delle loro parole.
Non gridino i cattolici alla grandezza
del passato, ricattatori: alla Disperazione.
Ma i comunisti non avvezzino
alla rinuncia e alla riduzione i cuori,
con la Speranza: con la grandezza della rivoluzione.
Nella lingua si rispecchia la reazione.
e la lingua delle loro parole è la lingua
dei padroni e delle loro folle di servi.
Sia pur vivace e fervida
Nel giudicare, nell'accusare, arringa,
saggio: ma se è il frutto
dell'uomo borghese − che si spinge
alle nuove conquiste, vecchio e brutto
nel cuore − non può esprimere che tutto
l'uomo, nella sua storica miseria.
Non c'è via di scampo, anche chi si oppone
È quell'uomo, miserabile, empio,
stupido, freddo, ironico,
che rende faziosa ogni sua più seria
passione, che non crede all'altrui passione...
E in questo accomunano i giorni della distensione
nemici e amici: ricomincia la guerra vile
del discredito, della malizia, della
cecità di cellula
o sacrestia: e ritorna lo stile
di un tempo, nei cuori
come nei versi: ed è meglio morire.