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Le Parole tra noi

DINO VILLATICO

Esercizi di memoria

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¿Que trama es ésta

del será, del es y del fue?

 

Jorge Luis Borges, Heráclito, 14-15

da Elogio de la sombra[1]

 

Visse Petrarca, per tutta la vita,

estraneo da sé stesso, e dalla vita,

un unico inattuato amore.

Inattuato, anche per noi, può darsi,

un desiderio che non si fa fuoco.

L’inesistente, il bacio di un fantasma.

 

Ma se l’inattuato fosse il senso

dell’esistente, e suo non senso, invece,

l’attuarsi dei nostri desideri,

la parola non detta, la mai stretta

mano, il bacio non dato, l’impercorso

sentiero, segnerebbero il cammino.

 

La febbrile libidine di un gesto,

di una voce, la voglia di  un contatto

permangono a ferire la memoria.

Che ripete per sempre un solo gesto.

 

Uno scorpione punge l’esistenza:

l’occasione perduta, il non placato

tormento, la non più detta parola.

Distillano il veleno della bestia

che s’avventa al vagito dell’infante:

un esercizio di separazione

il presente, una landa desolata

il futuro. Ogni volta non si compie

ciò che l’attimo tocca e poi sospende.

 

Le ferite che sulla carne viva

fende la replicata ostinazione

del vissuto assomigliano al silenzio

della morte. Vivo la mia memoria

come una prevedibile sconfitta

della ragione. E sento cancellato

d’un tratto con un solo frego il tempo.

 

Chiedo al punto del mio ricordo quale

sia la sostanza del perduto. Se una

ce n’è che resti incontaminata.

O se perdita è senso del ricordo.

 

Lo sperdimento non è tanto questo

presente che ricorda, ma un passato

che ha già ratificato il mio presente.

Riaggomitolo il tempo, e mi consegno.

 

 

 

 

 

 

 

                                  

 

Ho sognato che mi corrispondevi.

Non chiedevo perdono, non chiedevo

di scusare la furia, di accettare

l’eccitazione, la disperazione

che parlava il linguaggio dell’amore.

Ho sognato che aperta consegnavi

alla mia tenerezza la dolcezza

del tuo corpo, e che io la investigavo,

l’assorbivo, me la immedesimavo.

Ho anche sognato nella tua saliva

le tue parole, udito sulla lingua

la musica che canta la tua voce.

Ho sognato che i nostri corpi entrati

l’uno nell’altro fossero la vita

di un solo corpo, e che scorreva dentro

il mio, il tuo, lo stesso sangue, uguale

il ritmo del respiro, l’appagarsi

interminato di un unica ebbrezza.

 

Ma mi sono svegliato. E visto nudo,

ma solo, sul mio letto: un corpo estraneo

che lo guardava un altro. Viva, ancora,

però, la dolce smania del mio sogno.

Me ne resta il sapore del tuo bacio,

l’odore del tuo corpo, lo smarrirmi,

dimenticarmi chi dimenticasse

sé stesso sprofondando dentro il buio

dell’altro. Mi riaffaccio alla distanza

che ci separa. E chiedo se potrai

perdonare quest’immaginazione

perduta, sconcia, docile di un sogno.

 

Fiano Romano, 30 ottobre – 1 novembre 2021

 

 

 

Possibile che dopo la tua morte

nessuno saprà niente né di te

né di ciò che hai lasciato scritto. Bene,

se ci rifletti, niente predispone

a prevedere che l’insipiens lasci

nel cosmo una sua traccia duratura:

sono scomparse specie di viventi,

si sono dileguati mondi, sono

implose stelle, annientate galassie:

che privilegio ci permetterebbe

noi soli di restare, noi malferma

specie, l’ultima, forse, di spocchiosi

ominidi, noi virus appestanti

laghi, foreste, mari, continenti,

che garanzia di vivere in eterno,

e noi soli, nell’universo estinto,

sopravvivere fatui testimoni

che tutta questa storia, non preveda

una fine, una conclusione, e tutto

sprofondi in un totale annientamento?

 

 

 

Fiano Romano, 17-18 novembre 2021

 

 

 

 

 

[1]      Che trama è questa / del sarà, dell’è e del fu? Jorge Luis Borges, Eraclito, da Elogio dell’ombra.

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